Poco prima di Natale (e dell’apertura della Porta Santa, a Roma è tempo di Giubileo e a proposito di Giubileo e Fip c’è da ricordare questo, leggi qui) conta di scartocciare un pacco dono: il 21 dicembre il 79enne Gianni Petrucci punta a conquistare il quarto mandato consecutivo come presidente Fip. In questi giorni di vigilia sogna di trascorrere così altri quattro anni come capo della pallacanestro italiana grazie ai voti (cento sono i delegati, deve ottenere il 66,7%, altrimenti nulla da fare e nessuna possibilità di potersi più ricandidare) che usciranno dall’assemblea elettiva che si celebrerà a Roma, allo stadio Olimpico, battendo così il rivale, l’avvocato Guido Valori. Magari però, prima della tornata elettorale e prima di cantare vittoria, Gianni Petrucci potrebbe essere convocato dalla Procura della Repubblica Roma per essere ascoltato dagli inquirenti romani: contro di lui è stata infatti presentata una denuncia per tentata estorsione e violenza privata (i due reati sono alternativi, il reato residuale sarebbe quello di violenza privata), e la fase preliminare dell’indagine ha già visto comparire diversi testimoni sulla scena. A Milano, su delega della Procura romana, sono state infatti ascoltate dalla polizia giudiziaria due persone, mentre a Roma, appena dieci giorni fa, è stato ascoltato (sempre per sommarie informazioni testimoniali) Maurizio Bertea che è il segretario generale della Federazione italiana pallacanestro (Fip). L’indagine è guidata dal pm della Procura di Roma Claudio Santangelo attivatosi dopo la denuncia presentata da Giorgio Maggi, ex presidente del Comitato regionale Lombardia.
Le denunce ignorate dal mondo sportivo. La notizia è saltata fuori semplicemente perché (altro che complotti o fuga di notizie…) l’avvocato Massimo Ciardullo, nel ricevere da Petrucci (ignaro del procedimento aperto) la nomina a suo difensore, ha acquisito elementi in federazione (lì dove cioè lavora anche il segretario generale Bertea) che l’hanno rimandato all’avvocato Fabio Pennisi, cioè il difensore di Maggi che mesi fa aveva sporto la denuncia contro il numero uno della Federbasket e che a maggio aveva presentato un esposto alla Procura Fip, al Dipartimento dello Sport presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, alla Commissione di garanzia federale Fip, alla Procura Generale dello Sport presso il Coni e alla Commissione “di Garanzia degli organi di giustizia, di controllo e di tutela dell’etica sportiva” del Coni e finanche al Mef (solo il Ministero dell’Economia avrebbe chiesto alla Procura del Coni del perché non fosse stato attivato almeno un procedimento dopo il dettagliato esposto), invocando un’inchiesta su presunte plurime violazioni ai codici etico e sportivo della Fip e del Coni che sarebbero state commesse da Petrucci.
Un memoriale di venticinque pagine riassumibile in un concetto sintetico (“Conflitti e ritorsioni: ecco il metodo Petrucci”, la vicenda – per la quale ci sono state anche due interrogazioni parlamentari rivolte al ministro dello Sport Andrea Abodi – la si può leggere interamente qui) che però non ha destato l’interesse e l’azione di nessuno. Tutto avvolto nel silenzio e tutti in silenzio (pare di rivivere le stesse scene e le analoghe inerzie della vicenda Gravina-Figc-Chinè etc etc, per info si può leggere qui e qui), mentre intanto Giorgio Maggi, deferito dalla Procura Federbasket (è guidata da Marco Lucente, negli ultimi tre quadrienni olimpici tutti i componenti degli organi inquirenti e di giustizia della Fip sono stati nominati con delibera d’urgenza firmata da Petrucci oppure con una delega preventivamente conferita dal consiglio federale al presidente federale Petrucci, qui si supera anche l’immaginifico mondo del pallone…) veniva a luglio inibito per un anno: 8 mesi per “conflitto d’interesse” e 4 per non essersi presentato all’interrogatorio dinanzi alla Procura federale perché la Procura federale aveva rigettato la sua richiesta di registrazione dell’interrogatorio, una forma di garanzia riconosciuta e prassi consolidata nell’ordinamento sportivo e non solo. Non evidentemente però per la Procura Federbasket che così avrebbe aumentato la durata dell’inibizione all’ex presidente del Comitato Lombardia: un procedimento, tra altre cose, secondo la difesa viziato anche perché sarebbero stati 17 e non 20 (come previsto) i giorni trascorsi tra la trasmissione al soggetto deferito dell’avviso di fissazione dell’udienza dinanzi il Tribunale Federale e l’udienza stessa.
Il nuovo giudizio e i nuovi documenti. Martedì prossimo davanti alla Corte d’appello federale (presidente è Carlo Maria Scipio, ex Procuratore capo della Repubblica a Viterbo) si discuterà il ricorso di Giorgio Maggi contro l’inibizione. Un appuntamento importante, atteso, delicato: sul tavolo del dibattimento, infatti, la difesa calerà altri documenti importanti, documenti che non soltanto potrebbero tornare utili nel giudizio sportivo di secondo grado, ma che potrebbero dare ancora maggior peso non solo all’esposto presentato agli organi di giustizia (e di garanzia) sportivi, ma anche e soprattutto alla denuncia presentata alla Procura della Repubblica di Roma contro Petrucci per tentata estorsione e violenza privata. I documenti la difesa li ha ottenuti grazie a una recente sentenza del Tar Lazio che ha riconosciuto a Maggi il diritto d’accesso agli atti in precedenza negati dalla Fip ricevendo così al tempo – era la fase preparatoria al giudizio di primo grado – una compressione al legittimo diritto di difesa.
Una serie di documenti che farebbero luce sui rapporti tra Petrucci e il responsabile dell’ufficio Internal Audit di “Sport e Salute” Marco Befera (è il figlio di Attilio Befera, presidente della Comtec che è l’organo di controllo sulle società della Fip: Marco Befera fu assunto alla Coni Servizi SpA, poi diventata Sport e Salute SpA, quando Petrucci era presidente del Coni e presidente del Consiglio di amministrazione della Coni Servizi SpA) e sulle modalità con le quali sarebbe stata prodotta e confezionata poi la relazione alla base del deferimento e della successiva inibizione di Maggi, impossibilitato quindi a ricandidarsi per la tornata elettorale e, secondo la difesa, punito proprio per non aver appoggiato (assieme al Comitato Lombardia) la ricandidatura di Petrucci trascinandosi per giunta nella contesa (elettorale, e nell’appoggio al rivale Valori) altri comitati regionali e non solo.
L’inchiesta della Procura di Roma e la denuncia contro Petrucci. La polizia giudiziaria di Milano, su delega della Procura della Repubblica romana, ha ascoltato due dirigenti lombardi a sommarie informazioni testimoniali nella fase d’avvio delle indagini preliminari. Sembra che ai due sia stato chiesto se fossero a conoscenza della vicenda-Lombardia, e se ci fossero state pressioni (esercitate da Petrucci) affinché i consiglieri regionali del comitato lombardo si dimettessero arrivando così al commissariamento del Comitato, dopo le contestazioni mosse a Maggi su presunti conflitti d’interesse manifestatisi con il conferimento di alcuni affidamenti. Entrambi avrebbero confermato le circostanze e le pressioni (finanche col nome dell’eventuale commissario che sarebbe stato poi nominato da Petrucci, per caso un consigliere federale lombardo?), ma avrebbero poi raccontato di come i consiglieri regionali della Lombardia avessero fatto fronte comune, respingendo così il tentativo presidenziale. Da qui sarebbe poi nata l’azione disciplinare, rafforzata dalla consulenza fornita da Marco Befera.
Dieci giorni fa invece è stato ascoltato il segretario generale della Fip. A Maurizio Bertea gli inquirenti avrebbero chiesto le ragioni del diniego della Fip alla richiesta di accesso agli atti formulata da Maggi il 29 luglio, dopo il giudizio di primo grado: era stata esibita solo la delibera d’urgenza con la quale era stato conferito il mandato per il contratto di consulenza con l’ufficio di Sport e Salute diretto da Befera, ma non altri e ulteriori documenti. Il ricorso al Tar è stato allora presentato perché Bertea avrebbe detto alla difesa che c’era già stato un primo giudizio sportivo e che gli atti potevano essere dunque eventualmente chiesti alla Corte federale d’appello: ma così sarebbe stato viziato e pregiudicato il diritto della difesa anche nel giudizio di secondo grado. Il giudizio era stato fissato al 12 novembre, ed è però slittato (rinviato) al 3 dicembre proprio dopo la sentenza del Tar Lazio assunta l’11 novembre quando il tribunale amministrativo ha dato ragione al ricorso di Maggi: la difesa ha potuto così acquisire una più completa documentazione che testimonierebbe come, quando e perché Petrucci avesse deciso di affidarsi al dottor Marco Befera per “punire”, secondo la tesi difensiva, il presidente del Comitato Lombardia.
Una difesa che però adesso va all’attacco, documentando anche come la giustizia federale del basket usi due pesi e due misure, di come ad esempio le ipotetiche violazioni contestate a Giorgio Maggi siano giudicate e condannate mentre su identiche e ipotetiche violazioni (e conflitti di interesse) commesse da Gianni Petrucci e denunciate da Maggi, si siano chiusi gli occhi, le orecchie e la bocca. Dopo le audizioni dei due testi milanesi e di Bertea, probabile che il pm Claudio Santangelo possa ascoltare non solo Maggi ma anche il candidato presidenziale, l’uscente Gianni Petrucci. È bene ricordare come si sia nella fase delle indagini preliminari, in svolgimento proprio nel momento più cruciale dell’anno: tra meno di un mese si vota per la presidenza Fip. Cosa ne pensano le massime autorità governative e sportive, cosa ne pensano gli organi inquirenti sportivi e cosa quelli di garanzia? Passerà tutto (e ancora) sotto silenzio?
Il “mandato” a Befera. Intanto, a far rumore, ci sarebbe questa documentazione acquisita dopo l’accesso agli atti e che potrebbe far luce sull’intera vicenda (ma anche sui metodi) che da oltre un anno vede contrapposti Petrucci e Maggi. Tutto parte il 9 ottobre 2023, quando a Milano Petrucci incontra il presidente del Comitato Lombardia Giorgio Maggi e alcuni dirigenti Lombardi. A pranzo, Petrucci comunica la sua intenzione di (ri)candidarsi in controtendenza a quanto aveva dichiarato (anche pubblicamente, anche con interviste) fino a qualche giorno prima; Maggi gli ricorda della sua (antica) promessa (“non mi candido, e sarete voi della Lombardia a scegliere il candidato presidenziale”), gli comunica che non sarà appoggiato e che la Lombardia, con altri Comitati, appoggerà un altro candidato. Petrucci fa armi e bagagli e, visibilmente contrariato, lascia il pranzo e ritorna a Roma. Da qui partono una serie di iniziative, prima delle quali la revoca a Maggi dell’incarico nazionale di responsabile dell’Academy, e poi vengono mosse altre contestazioni su violazioni e altro (l’intera vicenda è descritta qui, qui), fino al deferimento di Maggi assunto dopo una relazione prodotta dall’ufficio di Befera, alle sue dimissioni e alla sua inibizione. Venendo all’attualità e ai documenti ottenuti dalla difesa dopo l’accesso agli atti, atti che alimenterebbero, secondo l’avvocato di Maggi e secondo Maggi stesso, la convinzione che questa relazione redatta dal responsabile dell’ufficio “Internal Auditing e Corporate Compliance” di “Sport e Salute SpA” su alcuni affidamenti del Comitato Regionale Lombardia, posta alla base dell’indagine e del procedimento disciplinare contro Maggi, fosse stata richiesta anticipatamente da Petrucci per evitare la candidatura di Maggi.
Breve cronologia. Il 5 dicembre 2023 c’è l’invio del file con cui Marco Befera trasmette la bozza di contratto all’ufficio di presidenza Fip: viene effettuato (attraverso webmail) con un messaggio di posta senza il logo aziendale di Sport e Salute nel tardo pomeriggio, dopo una specifica richiesta del presidente federale. Appena il giorno dopo, Petrucci restituisce a Befera il contratto sottoscritto, il documento presenta una modifica nella parte in cui riporta il riferimento e la firma del presidente federale in luogo di quello al segretario generale (Bertea). Nello scambio di comunicazioni tra Befera e Petrucci, Befera poi si firma semplicemente con “Marco”.
Ancora. Sempre il 6 dicembre, solo poche ore dopo cioè l’invio della bozza di Befera e la restituzione di Petrucci, Petrucci emette una delibera presidenziale (secondo Statuto prevista solo nei casi di estrema urgenza), per motivare la firma della convenzione, eppure nella deliberazione non vi è traccia della motivazione per cui l’incarico all’ufficio di Marco Befera dovesse essere conferito immediatamente, e senza il previo esame del Consiglio Federale. Non solo: l’importo del contratto di convenzione riconosciuto dalla Fip a Sport e Salute è di 24.400 euro, e dunque in una soglia per cui – secondo quanto sostenuto dallo stesso Befera nella relazione redatta in merito all’attività del Comitato Regionale Lombardia – le procedure di affidamento prevederebbero la consultazione almeno di altri tre preventivi. Tutto si sarebbe svolto invece così: all’oscuro del consiglio federale e all’oscuro del Collegio dei revisori dei Conti Fip (Marco Tani è l’attuale presidente: eletto con Petrucci, si è ricandidato con Petrucci). La delibera presidenziale (349/A) viene così adottata il 6 dicembre 2023. Otto giorni dopo, il 14 dicembre, si sarebbe poi svolto il consiglio federale. Perché, ci si chiede allora, non aspettare appena una settimana e sottoporre l’accordo al parere dei consiglieri federali? Perché tutta questa fretta? Domande che si intrecciano a tante altre domande. Intanto il 3 dicembre Maggi punta a ribaltare il giudizio di primo grado. E mentre si attendono approfondimenti e risposte dagli organi sportivi sul dettagliato esposto presentato a luglio da Maggi, la Procura della Repubblica di Roma continua nelle indagini. Prima di Natale, e prima dell’assemblea elettiva, ci saranno sorprese?
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