Panem et circenses
Messaggero Veneto
ad Apu e Udinese calcio

Anche nel piccolo mondo antico udinese, sulla scia di più altolocate soluzioni del genere in campo nazionale “rosea” in testa, si torna all’epoca del “panem et circenses”, del pane e dei (giochi) circensi, stando alle voci che circolano attorno alla cessione dei sei quotidiani del Triveneto del gruppo Gedi. Vale Tal Gei, da sito baskettaro, se ne occupa perché per la prima volta vede spuntare anche il nome di Alessandro Pedone accanto a quello già circolato di Giampaolo Pozzo. E’ come dire che gli uomini di riferimento di Amici pallacanestro udinese e Udinese calcio diventerebbero padroni, fra gli altri, del Messaggero Veneto. In calce potete leggere l’aggiornamento di Tag43, giornale on line, del 15 marzo scorso a firma di Giovanna Pedroni diffuso il giorno seguente da Assostampa Fvg, sindacato dei giornalisti che segue lo stato dell’arte. Panem et circenses, dicevamo. Vedete un po’ voi, infatti, se non si attaglia ancora bene la Satira X di Giovenale, quella sulla vanità dei falsi beni e sulla necessità di domandare agli dèi una “mens sana in corpore sano”. Scriveva Giovenale, Satira X, 77-81:  […] iam pridem, ex quo suffragia nulli / uendimus, effudit curas; nam sie dabat olim / imperium, fascio littorio, legiones, omnia, nunc se / continet atque duas tantum res anxius optat, / Panem et circenses – ‘[…], ovvero ‘ormai, da quando non si vendono più voti, [il popolo] ha perso ogni interesse; un tempo attribuiva tutto lui, poteri, fasci, legioni; adesso lascia fare, spasima solo per due cose: pane e giochi’.

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<Entra nel vivo la partita per la cessione dei sei quotidiani del Triveneto del gruppo Gedi, praticamente gli ultimi rimasti di quella che fu la gloriosa Finegil di Carlo Caracciolo. Sulla scena, rispetto ai due pretendenti noti, la Sae di Alberto Leonardis, che già aveva rilevato da Gedi alcuni giornali locali, tra cui Il Tirreno e La Nuova Sardegna, e la cordata di imprenditori che fa capo al finanziere veneto Enrico Marchi, si è inserito con tutto il peso del nome che porta Francesco Gaetano Caltagirone, già editore del Gazzettino di Venezia. Caltagirone di suo punterebbe ai soli due giornali friulani, ossia Il Piccolo di Trieste e Il Messaggero Veneto, ma la casa editrice controllata da John Elkann attraverso Exor ha detto chiaramente di voler vendere in blocco. Valore stimato della transazione 40 milioni di euro per Il Mattino di Padova, La Nuova Venezia, La Tribuna di Treviso, il Corriere delle Alpi di Belluno, Il Messaggero Veneto di Udine e Il Piccolo di Trieste.

Entro l’estate, secondo fonti interne al venditore, si conta di chiudere la partita. Ufficialmente non sono state ancora presentate offerte, ma si sa che Marchi ha concluso l’analisi del dossier ed è pronto a farlo. Mentre Sae sta ancora guardando le carte e cercando imprenditori locali che la supportino. Finora hanno dato piena disponibilità Giampaolo Pozzo, patrono dell’Udinese calcio, e Alessandro Pedone. Ma è chiaro a tutti che la discesa in campo di Caltagirone mette una ipoteca importante su tutta l’operazione. L’ingegnere, uno degli imprenditori più liquidi d’Italia, è fermamente intenzionato a fare sua la partita. L’ipotesi di diventare editore del Piccolo di Trieste gli darebbe uno strumento di pressione importante sulla partita per il controllo delle Assicurazioni Generali. Per Caltagirone la sconfitta all’ultima assemblea, con la vittoria di Mediobanca e la conferma dell’amministratore delegato della compagnia Philippe Donnet (che martedì 14 marzo ha presentato un bilancio 2022 che ha battuto anche le più rosee aspettative degli analisti), è solo un incidente di percorso che ne ha rallentato i piani. Ma non certo la rinuncia definitiva a cambiare gli assetti del Leone. Poter disporre dello storico quotidiano della città è una pedina importante per il corredo mediatico che accompagna lo scontro ai piani alti del capitalismo. E chi conosce il costruttore romano sa bene che, se ha una idea in testa, difficilmente demorde finché non ha raggiunto l’obiettivo. Intanto il “Calta” ha già incontrato i vertici di Gedi manifestando tutto il suo interesse. E la risposta è stata molto chiara. Nessuna preclusione, ovviamente, sul suo nome (e ci mancherebbe). Ma una indicazione chiara: i giornali del Triveneto andranno a chi farà l’offerta migliore>.

(Giovanna Pedroni, Tag43)

In foto di copertina, Alberto Leonardis (gruppo Sae) che ha disponibilità da Giampaolo Pozzo e Alessandro Pedone

Un commento

  1. Grazie a Valerio Morelli per aver rilanciato una notizia piuttosto importante e di cui si parla ancora poco o (nei quotidiani locali) niente. Devo dire che, tra i progetti Caltagirone, Marchi e SAE per l’acquisto dei quotidiani Gedi, quello che trovo più interessante è proprio il terzo. La motivazione del primo progetto, come ricorda la giornalista di Tag43, è disporre di una leva utile a scalare Generali a Trieste; quella del secondo è disporre di una leva più che utile a supportare le ambizioni politiche di Marchi; quella del terzo è “Il ritorno al futuro dell’editoria locale” come comunica l’AD di Sae Leonardis nel presentare le operazioni già portate a termine con quotidiani della Toscana, Emilia e Sardegna. Va però ricordato che Leonardis non ha capitali, li fa mettere da soci locali (molti per l’affare Gedi visto che si parla di circa 40 milioni di euro), poi diventa l’imprenditore-manager dei quotidiani acquisiti, con relativa retribuzione. Quindi, per capire se la promessa di “ritorno al futuro” dei quotidiani locali, ad esempio il Messaggero Veneto, è credibile, bisogna rispondere alla seguente domanda: che cosa muove gli investitori locali? A saperlo, la preferenza (da cittadino) per il terzo progetto potrebbe venire confermata, o anche no …

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